Raül Romeva i Rueda

REFLEXIONS PERISCÒPIQUES

M’oposo a que s’usin recursos públics per a finançar la tauromàquia

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Publicat el 15 de juny de 2011

Juntament amb el meu col.lega, Oriol Junqueras, hem presentat una pregunta parlamentària, dirigida a la Comissió Europea, en la qual qüestionem que s’usin recursos europeus destinats al desenvolupament rural per a obres en instal.lacions taurines a Portugal. Aquesta és la pregunta que la CE hauria de respondre en un termini d’entre 3 a 6 setmanes màxim.

Pregunta con solicitud de respuesta escrita E-005684/2011
a la Comisión

Artículo 117 del Reglamento

Oriol Junqueras Vies (Verts/ALE) y Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE)

ASUNTO:Uso de fondos europeos de desarrollo rural para obras de instalaciones taurinas en Portugal

El Programa operativo de desarrollo y diversificación económica de zonas rurales (PRODER) está dirigido a apoyar e impulsar el sector rural de diferentes territorios europeos. Sin embargo, diferentes ciudadanos han alertado que en territorios como el Alentejo, en Portugal, concretamente en la freguesíade Santo António das Areias, en lugar de apoyar esta zona rural, las autoridades han utilizado fondos europeos para realizar obras de reforma de una plaza de toros, obras que ya han sido inauguradas y se estiman en aproximadamente 41 000 euros.

Esta freguesíaha utilizado fondos destinados a fomentar el desarrollo rural, y, por extensión, a la puesta en valor de su comunidad rural y al impulso del trabajo digno de las personas trabajadoras en las zonas rurales, en instalaciones cuya única función es ofrecer espectáculos sangrientos tan cuestionados en toda Europa. Este uso de dinero público para financiar la reforma de una plaza de toros también supone una falta de respeto hacia las regiones europeas con más desigualdad económica, que necesitan este tipo de fondos para acometer obras y proyectos e infraestructuras necesarias.

Resulta lamentable que se permita que un país con graves dificultades económicas y que ha sido objeto de un duro rescate financiero por parte de la Unión Europea, como es el caso de Portugal, pueda acceder a dinero público para reformar plazas de toros, que no es una prioridad económica, cuando, además, el espectáculo taurino está cuestionado éticamente por una amplia mayoría de la población europea.

¿Tiene conocimiento la Comisión Europea de que se están financiando con fondos procedentes del desarrollo rural unas instalaciones taurinas meramente destinadas al espectáculo? ¿Considera reprobable que se financien con fondos comunitarios instalaciones taurinas? ¿Se ajusta la reforma de esta plaza de toros al Tratado de Lisboa en lo relativo al bienestar animal? ¿Tiene constancia la Comisión de otros usos de fondos europeos destinados a la ejecución de obras y proyectos relacionados con la tauromaquia?

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Pregunta con solicitud de respuesta escrita E-005685/2011 a la Comisión

Artículo 117 del Reglamento

Oriol Junqueras Vies (Verts/ALE) y Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE)

Asunto:       Uso de fondos europeos para remodelación de la plaza de toros en Azambuja (Portugal)

El pasado 20 de abril, responsables de la Cámara Municipal de Azambuja, en Portugal, anunciaron la remodelación de la actual plaza de toros con fondos provenientes de la Unión Europea. La tarea, que será desarrollada por la empresa municipal de infraestructuras de la localidad, supone un gasto de aproximadamente 600 000 euros. Parte de este presupuesto saldrá del programa comunitario POLIS, ya que la Cámara Municipal de Azambuja recibió 2,5 millones de euros de este programa para mejorar la calidad de la vida en las ciudades, a través de intervenciones en las vertientes urbanísticas y ambiental, incluyendo la construcción de escuelas en Alcoentre y Azambuja, cuyos fondos parece haber sido desviados para reformar una instalación taurina.

Han sido muchas las personas y colectivos que han denunciado esta situación, en la que, aparentemente, se están desviando fondos dedicados a la promoción de la educación y de la mejora de las posibilidades futuras educativas de la infancia de la zona a reformar una plaza de toros, destinada a un espectáculo que rechaza la mayoría de la sociedad portuguesa.

¿Tiene constancia la Comisión Europea de la situación en Azambuja? ¿Considera la Comisión correcta la política de reformar plazas de toros en lugar de que los Estados miembros empleen los fondos europeos en fines acordes con el objetivo del programa mencionado? ¿Tiene pensado la Comisión impulsar algún tipo de control específico para garantizar que el uso de los fondos comunitarios sea efectivamente empleado y ejecutado conforme al objetivo al que han sido programados y destinados?

 

Font foto: Praça Touros Azambuja (Portugal)

Frassoni reflexiona sobre el triple No d’Itàlia a Berlusconi

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Publicat el 14 de juny de 2011

Monica Frassoni coportaveu del Partit Verd Europeu, reflexiona sobre el triple No d’Itàlia a Berlusconi. Ho fa en un article al seu bloc que titula ‘LA VITTORIA DEI REFERENDUM UN GRANDE PATRIMONIO DA NON DISPERDERE’.

En subscric cada frase, cada coma, cada punt, cada bri d’esperança, cada alenada. Prenem-ne nota.


‘LA VITTORIA DEI REFERENDUM UN GRANDE PATRIMONIO DA NON DISPERDERE’, per Monica Frassoni

Oggi tutti gli ambientalisti italiani (ed europei) sono contenti. E non solo gli ambientalisti!

La vittoria ai referendum é una vittoria prima di tutto dei cittadini e cittadine italiane che si sono voluti sentire protagonisti di scelte chiare: contro una tecnologia vecchia, costosa, rischiosa, a favore di un modello di gestione dei beni comuni che rimetta al centro l’interesse di tutti, e contro il privilegio davanti alla giustizia (e non solo). E’ anche una vittoria “esportabile”, una potentissima spinta al nascente dibattito sul superamento del nucleare in Europa e in Francia in particolare!! Per una volta, l’Italia é all’avangardia non solo sul merito, ma anche nel metodo!

Cio’ detto, ed ascoltando i primi commenti fatti dai soliti noti in TV, non posso che provare anche una certa tristezza. 24 anni fa c’erano i verdi a festeggiare e a commentare il risultato del voto. Oggi,  dagli schermi delle TV, solo piccoli spazi sono stati dedicati ai comitati promotori dei referendum, ai temi del referendum, alle scelte che questo risultato impone. A “Porta a Porta” si parla addirittura del delitto Scazzi !!!

La discussione si é portata quasi subito sui soliti temi da politicanti. Sugli equilibri tra quella e questa forza di governo. Sulle primarie. Sul fatto se Berlusconi si debba dimettere o no. Eppure alcuni dati presentati parlano chiaro : la maggior parte degli elettori ha votato sui temi e non ha necessariamente seguito le indicazioni del suo schieramento politico. Il contrasto fra le immagini delle donne e degli uomini in festa nelle piazze, i loro messaggi, cosi vitali, concreti e positivi (si riparte, abbiamo votato anche per le generazioni future, dobbiamo costruire un nuovo modello di sviluppo) e il grigiore e in qualche modo il « parlare d’altro » di quasi tutti i presenti a questi primi salotti televisivi e dei primi commenti della stampa ufficiale non poteva essere più stridente.

Ma d’altronde questi referendum si sono vinti senza i media ufficiali, anzi nonostante il loro boicottaggio; le italiane e gli italiani si sono dimostrati meno video-dipendenti di quello che molti di noi pensavano. E infatti il raggiungimento del quorum é un patrimonio di tutti, anche degli elettori ed elettrici del centro destra che hanno voluto partecipare, dire la loro, dare precise indicazioni sulle scelte da fare. E’ dunque é un errore fare una lettura troppo “politica” di questo risultato; é indispensabile invece badare una volta tanto al merito delle questioni poste e delle risposte date.

Il messaggio che viene da questa magnifica giornata é forte e chiaro : non vogliamo un modello di politica e di sviluppo basato sul privilegio, su tecnologie insicure, sullo sfruttamento da parte di pochi delle risorse di tutti. E’ sulle proposte concrete  a queste domande che ci si dovrebbe confrontare. Ma dai primissimi commenti della politica e del giornalismo ufficiali non mi pare che questa realtà cosi macroscopica sia ancora sufficientemente evidente.

Penso quindi che il nostro piano di lavoro per le prossime settimane e mesi sia chiaro, se non vogliamo disperdere il grandissimo patrimonio di entusiamo, voglia di partecipazione ma anche voglia di buongoverno che ci testimoniano queste ultime incredibili settimane :

si deve iniziare a discutere di un vero piano energetico nazionale, basato su efficenza e rinnovabili e sulla progressiva uscita dai combustibili fossili , chiamando a raccolta le persone, le ONG, le imprese, gli amministratori, i politici che questo cercano di realizzare ogni giorno, spesso in modo disperso e solitario;

si deve rilanciare nel modo più costruttivo e paziente possibile la discussione sulla qualità e libertà dell’informazione, sulle regole del gioco elettorali (incluse quelle sul finanziamento alla politica) che, anche se oggi abbiamo vinto, rappresentano un elemento di enorme debolezza e vulnerabilità della democrazia italiana, nonostante Facebook.

dobbiamo ripensare, a partire dai miliardi di euro di fondi europei ancora non spesi, a come rendere più efficiente e « risparmiosa » la gestione dell’acqua in Italia, anche qui cercando il coinvolgimento della società civile, del mondo economico e degli amministratori “virtuosi” che esistono in Italia ma non riescono ancora ad emergere per quello che sono, i portatori e le portatrici più efficaci della nuova Italia che già c’é e che sempre più protentemente sta uscendo allo scoperto…..

Quindi animo, abbiamo un lungo e complicato lavoro davanti a noi, ma se ce la faremo, che Belpaese lasceremo a chi verrà!!!!

 

Foto: Monica Frassoni. Font: Arxiu de Verds/ALE al PE.

Perquè estic en contra renovar l’Acord de Pesca UE-Marroc

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Publicat el 9 de juny de 2011

Aquest article explica perfectament perquè tanta gent ens oposem a la renovació de l’Acord de Pesca UE-Marroc. En tant que ponent a l’ombra (Shadow Rapporteur) per a aquest assumpte a la Comissió de Pesca del Parlament Europeu, reitero la meva postura contrària a la renovació de l’acord.

EUROPEAN VOICE
FISHERIES Bilateral agreements

Morocco fishing deal ‘poor value for money’

By Toby Vogel

09.06.2011

Study finds that deal is not cost-effective and that agreement could
break international law.

The European Union‘s controversial fisheries
agreement with Morocco is the least cost-effective of all the EU’s existing
fishing deals with third countries, according to a confidential study submitted
to the European Commission in December. 

An evaluation requested and paid for by the
Commission’s department for maritime affairs and fisheries describes the
results of the agreement as “rather disappointing” and says that they could
have been achieved at lower cost. The report, with several passages omitted,
was obtained by European Voice through a request for public access.

Under the terms of the agreement, which began in 2007,
the EU pays €36 million a year to Morocco in return for licences to fish in
Moroccan waters.

The agreement expired in February but continues to
apply provisionally as the Commission is seeking a one-year extension while it
prepares negotiations for a successor agreement. National experts from the EU’s
member states will hold a first discussion of the extension request today (9
June), after the Commission submitted its proposal last Friday (3 June). The
extension will require the support of MEPs, but they are not expected to vote
on it before September.

Carl Haglund, a Finnish Liberal MEP who is
drafting the Parliament’s report on the extension of the fisheries agreement,
said that the matter had been “badly handled” by the Commission. “I am not
happy that we had this sudden extension after asking for the Commission’s views
for a year,” he said. Haglund also said that he had not yet received a
translation of the evaluation report from the French original and that this had
delayed the drafting of his report. He said that an English translation was
expected this week or next week.

Reform

Maria Damanaki, the European commissioner for
fisheries, is keen on reforming the “fundamentals” of all fisheries agreements
with non-member states, according to a spokesman. But several EU member states
on the Mediterranean want to preserve their fishermen’s access to foreign
waters even where the overall cost to the Union is higher than the profit from
such access, as is the case in Morocco.

The evaluation report found that 80% of Morocco’s
public revenue in fisheries comes from the EU agreement, which accounts for
just 5% of the total catch in Morocco’s economic exclusion zone, and describes
this as a “good deal for the Moroccan side”. The report calculated that every
euro invested under the agreement generated just €0.65 in added value. The
agreement with Morocco accounts for one-quarter of spending on bilateral
agreements by the Commission’s department for maritime affairs and fisheries.

The strongest criticism of the fisheries deal with
Morocco comes from representatives of Western Sahara, annexed by Morocco in
1978. The European Parliament’s legal service has backed their claims and found
that the deal breaches international law by ignoring the rights of the
population of Western Sahara. Damanaki has said that the agreement will only be
renewed if the Moroccan government demonstrates that revenue
from the fisheries deal reaches the territory. The Commission is currently
assessing information received from Morocco on the issue.

The evaluation was conducted by Océanic Developpement,
a French consulting firm.

Font foto: European Voice

Romeva sobre el Futuro de las Finanzas de la UE

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Publicat el 8 de juny de 2011

CAT. Romeva parla en el Ple d’Estrasburg
sobre el Futur de
les Finances de la UE. Insisteix que
cal més Europa
(i menys intergovernamentalitat),
reduir la despesa militar, reduir les
dues seus europarlamentaris
a una i establir
una taxa per les transaccions financeres.

CAST. Romeva habla en el Pleno de Estrasburgo sobre el Futuro de las Finanzas de la UE. Insiste en que hace falta más Europa (y menos intergubernamentalidad), reducir el gasto militar, reducir las dos sedes europarlamentarias a una y establecer una tasa para las transacciones financieras.

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Amici italiani: se sete contro il nucleare, sabato e domenica dovete votare sí

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Publicat el 8 de juny de 2011

Introduzione in catalano:
dissabte i diumenge tindrà lloc el pol·lèmic referendum a Itàlia en què, entre
d’altres coses sobre la privatització de la gestió de l’aigua o el retorn a l’energia
nuclear. A Itàlia els referendums són derogatius, és a dir, quan hi ha una llei
aprovada, es pregunta si es vol que s’abrogui aquesta llei. És per això que
enlloc del famós No a la nuclear que acostumem a veure en els moviments
antinuclears, a Itàlia la campanya és pel Sí (que implica abrogar la llei que
proposa retornar a la Nuclear). Als antinuclears, a Itàlia, per tant, han de
votar SÍ. Així ho explica en Mario Tozzi, a La Stampa, en un article de fa dos
dies.

 

CHI CI GUADAGNA DAI REFERENDUM

Mario Tozzi da La Stampa
del 6 giugno 2011

Sappiamo veramente su cosa
andiamo a votare fra sette giorni? Al di là dello specifico giuridico dei
quesiti referendari, e prima di dividerci in favorevoli e contrari, la
questione è se sappiamo valutarne esattamente contenuti e conseguenze.
Cominciamo dall’acqua. Andiamo davvero a votare per stabilire se l’acqua
italica perderà il suo carattere pubblico e potrà essere mercificata come altri
beni? La risposta è no, quello che invece succederà è che la gestione dei
servizi idrici avrà una corsia preferenziale per i privati. Ma è invece giusto
domandarsi se questo porterà vantaggi per i cittadini, per l’ambiente e,
infine, per la risorsa acqua in sé.

Oggi l’acqua in Italia
costa circa un euro ogni mille litri, una cifra davvero irrisoria, e viene
garantita alla stragrande maggioranza della popolazione pulita e abbondante,
tanto che, se lasciassimo aperti tutti i rubinetti di casa 24 ore su 24,
l’acqua continuerebbe a esserci servita per tutto il tempo. Per questa ragione
sembra difficile migliorare il servizio idrico: escluso che si possa fornire
acqua colorata o profumata o gassata al rubinetto, per l’utente non ci può
essere alcun vantaggio. I fautori del no sostengono che così si riparerà la
rete degli acquedotti italiani, ridotta a perdere circa 40 litri ogni 100, ma
sembrano ignorare tre fatti: che quell’acqua in gran parte ritorna in falda (e
dunque agli acquedotti), che il vero spreco dell’acqua è nell’agricoltura
(circa il 60% dell’uso, contro meno del 20% di quello potabile) e che nessun
privato si sobbarcherà una spesa che viene valutata cautelativamente attorno a
60-80 miliardi di euro. Sostanzialmente il servizio idrico domestico non può
essere migliorato ed è difficile individuare altri motivi a questa
privatizzazione forzata che non quelli del mero profitto per le imprese, non
del vantaggio per i cittadini: un piccolo guadagno, però costante per decenni,
come la rendita di un affitto. La controprova sta nel fatto che, dovunque in
Italia, la gestione privata ha sollevato le critiche dei cittadini e ha, di
contro, sempre portato un aumento delle tariffe (basta confrontare Agrigento o
Lucca, private, con Milano o Roma, pubbliche; mentre Parigi torna al pubblico
dopo anni di privatizzazione).

Il referendum sull’energia
nucleare può essere letto in questa stessa chiave: il ritorno all’atomo porterà
un vantaggio per i cittadini, per l’ambiente o per il fabbisogno energetico
nazionale? L’incidente di Fukushima dimostra che l’energia nucleare non è
sicura intrinsecamente: dopo tre mesi le perdite radioattive non sono state
ancora fermate e sarà difficile tornare ad abitare in quei luoghi per almeno mezzo
secolo. È vero che anche gli altri impianti di produzione di energia sono
dannosi per la salute e per l’ambiente, ma quando avviene un incidente in una
centrale nucleare sono guai per tutto il pianeta per generazioni (le mutazioni
indotte dall’incidente di Cernobil si trasmettono geneticamente, cosa che non
accadde nemmeno per le bombe atomiche sganciate sul Giappone).

Ma anche il vantaggio per
i cittadini sembra dubbio: già oggi l’energia nucleare è la più cara di tutte,
come dimostrano i dati del dipartimento dell’Energia degli Usa (Doe, 11,15
cent/kWh contro i 9,61 dell’eolico e gli 8,03 del gas, con previsioni di
divaricazione di quelle forbici al 2020: 14,37 contro 11,32 e 8,05
rispettivamente). Inoltre un impianto nucleare Epr 1600 III plus costa fra 8 e
10 miliardi di euro (stima Areva) e non si considerano qui tutti quei costi
che, chissà perché, ci ostiniamo a chiamare «esterni» e che, invece, sono
intrinsecamente connessi ai combustibili geologici (anche il nucleare lo è):
eventuali incidenti, smantellamento (decommissioning) e inertizzazione delle
scorie verranno necessariamente addossati alla collettività (come dimostra il
caso giapponese). In queste condizioni la bolletta costerà di più, non di meno,
soprattutto in un Paese che dovrebbe impiantare ex novo le centrali. Inoltre
l’Italia dovrà importare l’uranio, che prima o poi finirà, esattamente come il
petrolio. E anche per l’ambiente non si vedono vantaggi, perché è vero che si
riducono le emissioni clima alteranti, ma non esiste ancora al mondo nemmeno un
sito per lo stoccaggio definitivo delle scorie. Anche in questo caso il
vantaggio è tutto dei gruppi che costruiranno e gestiranno le centrali, che,
non a caso, si oppongono fieramente al referendum, perché perdono l’occasione
di contrarre un mutuo molto vantaggioso: introiti privatizzati e «perdite» a
carico dello Stato. Al di là dei distinguo ideologici, le questioni acqua e
energia su cui si voterà si riducono a logiche molto più semplici ed è su
quella base che i cittadini possono riappropriarsi di una consapevolezza troppe
volte lasciata in altre mani.

 

Eurovinyeta (camions pesants pagaran per contaminar), sí però…

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Publicat el 7 de juny de 2011

Els camions pesants que circulin per la UE hauran de pagar per contaminar.

Aquesta és una de les moltes coses que, entre d’altres, hem votat avui al Parlament Europeu. En concret es tracta de la Directiva relativa a la imposició de gravàmens als vehicles pesats de transport de mercaderies (revisió Directiva vigent 1999/62/CE), altrament coneguda com Eurovinyeta.

Malgrat els tímids avenços i les moltes mancances, al final els Verds/ALE hem decidit votar-hi a favor pels motius que exposo a continuació en la nota que hem enviat als mitjans.

Nota de Prensa – Estrasburgo, 7 de junio de 2011

Regulación de peajes (Euroviñetas)

Una Directiva insuficiente, pero un paso adelante del principio “quien contamina paga”.

Hoy el Parlamento Europeo aprobó la  Directiva 1999/62/EC, llamada Euroviñeta, la que implica que los camiones cuando transportan mercadería deberán soportar un coste extra por la contaminación acústica y atmosférica. En declaraciones después del voto, el Vicepreseidente de Verdes/ALE y diputado por ICV, Raül Romeva y Rueda, manifestó lo siguiente:

A pesar de que hemos votado a favor (nos parece un avance mínimo), lamentamos que el texto deje de lado externalidades como: accidentes, atascos, ruidos, construcción intensiva de infraestructuras, deterioro de la biodiversidad y mayor dependencia del petróleo. La no inclusión de estos aspectos hace que la Directiva adoptada sea lamentablemente insuficiente, pero es sin duda un paso adelante en la aplicación del principio “quien contamina paga.

Así mismo, no nos valen los falsos argumentos del PSOE y del PP sobre la competitividad del sector, ganar competitividad pasa también por generar incentivos a la inversión de más eficientes medios de transporte, pasa por reglas de competitividad justas y pasa por la internalización de los costes sociales y ambientales de las actividades económicas en general.

Desde los Verdes-ALE siempre trabajado a favor de la internalización de costes, para conseguir un precio social y mediamientalmente justo de todas las mercaderías. Sabemos que la propuesta de mínimos queda muy lejos de nuestras aspiraciones, pero es también un voto de confianza en que el proceso no se detendrá aquí y que el reconocimiento de la necesidad de internalizar costes del transporte es un paso importante. No dejamos de  recordar  a los Estados Miembros  que deben ir más allá y legislar sistemas de gravámenes más justos y eficientes que incluyan todos los costes externos nombrados y exigimos a la  Comisión que continúe trabajando para una futura propuesta más ambiciosa sobre este hecho.

Foto: AquíEuropa

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Europa davant la crisis alimentària (de cogombres, i altres coses…)

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Publicat el 6 de juny de 2011

Després de gairebé una setmana donant voltes a la malanomenada crisi del cogombre, i havent reconegut ja fins i tot la OMS que l’origen del focus no té res a veure ni amb aquest vegetal, ni amb la zona geogràfica originàriament assenyalada com a culpable, allò que sí és un fet és que el debat alimentari torna a ser a l’agenda política, social i mediàtica de la UE.

I precisament sobre això en vàrem parlar en un dels episodis de Europa2011, de TVE, a Estrasburg, dies abans que esclatés la crisi.

En el debat vàrem participar Esther Herranz(PPE), Iratxe Garcia Pérez (S&D), i Raül Romeva i Rueda (Verds/ALE). Podeu visionar el debat aquí: http://www.rtve.es/alacarta/videos/europa-2011/europa-2011-03-06-11/1120253/

Font foto: EFE

‘Destripando el Parlamento Europeo’, un reportatge de Elmundo.es

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Publicat el 6 de juny de 2011

Adjunto a continuació un vincle amb un reportatge que va fer elmundo.es sobre el Parlament Europeu que inclou una entrevista personal.

El reportatge el van fer Amanda Figueras i Zoe Rodríguez (Vídeo) (Enviades especials a Estrasburg), i fa un repàs de com vivim algunes de les persones que treballem al PE la nostra activitat.

El podeu trobar complert aquí:

Presentació:

“Comisión Europea, Parlamento Europeo, Consejo y Consejo Europeo. Pese a que sus nombres no son demasiado rimbombantes, a la mayoría de los ciudadanos les suenan a chino. Europeos, entérense, la mayoría de lo que hacen o de lo que no pueden hacer es consecuencia de las regulaciones que se idean y aprueban en la llamada ‘burbuja bruselense’. Desde la entrada en vigor del Tratado de Lisboa, la institución que representa a los ciudadanos, el Parlamento, tiene poder real en muchos asuntos. Votar en las elecciones europeas no es una cuestión baladí. 736 eurodiputados aprueban o rechazan las iniciativas legislativas. El color político de Europa se pinta en su país.

elmundo.es se adentra en el Parlamento Europeo durante una sesión plenaria en Estrasburgo. Una funcionaria, un eurodiputado, el jefe de la oficina en Londres, un ujier y un conductor explican sus trabajos y algunos detalles del día a día en la mayor institución elegida por sufragio directo. Además, una veterana funcionaria del Consejo aporta la visión de la Eurocámara desde otra perspectiva.

SIGUE leyendo … AQUÍ

Font foto: Parlament Europeu oficina de Barcelona

Marcel Coderch: ‘Alemanya és un exemple i caldrà seguir el seu camí’

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Publicat el 1 de juny de 2011

Transcric (i subscric) a continuació el comentari recollit via telefònica per la redacció de VilaWeb que va fer Marcel Coderch, enginyer expert en energia nuclear, en relació a la decisió del govern alemany d’avançar el tancament de les nuclears.

“L’expert en energia nuclear valora l’anunci del govern alemany i diu que si se’n surt, països amb més hores de sol com el nostre encara ho tenen més fàci.

La decisió d’Alemanya és molt transcendent: que la primera potència econòmica d’Europa i una de les primeres del món decideixi prescindir de l’energia nuclear tindrà conseqüències. És una decisió encertada, valenta, i, a la vegada, agosarada, perquè no és fàcil d’implementar. Hem de pensar que el 25% de la seva energia elèctrica prové de l’energia nuclear. I substituir el 25% del consum elèctric en deu anys no és pas senzill.

En qualsevol cas és una decisió raonada i queda justificada a la vista  de les conseqüències que se succeeixen de l’accident de la central de Fukushima, a banda de la problemàtica mateixa que té tota energia nuclear.

Si Alemanya se’n surt i compleix aquest compromís, marcarà un camí molt clar. Com ho farà? Home, ells diuen que d’aquest 25% d’energia nuclear que consumeixen, un 10% provindrà directament de l’estalvi: més eficiència en els edificis, els electrodomèstics, etc. Per tant, restarà un 15% que haurà de venir de renovables, perquè si ho substituïssin amb carbó, passaríem d’un mal a l’altre i podria ser pitjor el remei. Necessiten fer una bona combinació d’eficiència, estalvi i renovables. I n’estan convençuts. És a dir, no sembla que sigui un anunci que hagi d’acabar amb paper mullat, sinó que s’ha fet amb contundència i no tenim perquè no creure’ns-el.

I repeteixo: si ells ho aconsegueixen, els països que som més al sud i que tenim més hores de sol, ho tenim encara més fàcil. Alemanya és, per tant, un exemple i caldrà seguir el seu camí.

I sí, Alemanya, per la seva importància, pot arrossegar altres països. Suïssa ja ha fet alguns passos en la mateixa direcció i és previst que anul·li el programa de noves construccions; Itàlia també ha suspès els plans de noves construccions durant un any o dos. I no seria estrany que d’aquí a uns pocs anys Europa estigués dividida en dos blocs en aquest àmbit. El dels països que segueixin Alemanya i apostin clarament per les renovables; i els dels països que decideixin continuar i fins i tot augmentar els programes nuclears, com França i sembla ser que també el Regne Unit. Caldrà veure, llavors, quin dels dos blocs s’imposa a llarg termini.”

 

En altres paraules, si Alemanya ho ha fet, amb molts més motius ho hauríem de poder fer nosaltres (a Catalunya) i a la resta de l’Estat, ja que, a més, tenim una major potencialitat derivada de les renovables. I és que al cap i a la fi, tot és qüestió de voluntat política. Doncs això, que ho subscric tot.

És més, recomano també que llegiu l’entrevista amb Marcel Coderch arran de l’accident de Fukushima: ‘La tragèdia del Japó és el final de l’energia nuclear al món‘ (15/03/2011)

Font foto: Reuters/Greenpeace/Frauke Huber