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27 d'abril de 2007
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Lo statuto catalano, parla Maragall. Non valeva la pena.

Pasqual Maragall presidente del partit dels

socialistes de Catalunia (Psc), federato al

Psoe. È stato sindaco di Barcellona dal 1983 al

1988, guidando la città attraverso le grandi trasformazioni

urbanistiche e gli eventi ? come le

olimpiadi del ?92 ? che l?hanno resa una delle

più vivibili capitali europee. Ha guidato il governo

autonomico catalano dalla fine del 2003

al giugno scorso.

Maragall ha una visione dell?Europa che non

si esaurisce nell?asse franco-tedesca, che vede

come un limite, e ritiene che Italia e Spagna debbano

guidare una nuova rotta che costruisca l?Europa

partendo da sud.

«L?Europa ?sostiene ? non è l?asse Parigi-Berlino.

L?Europa si compì con l?abbraccio di francesi

e tedeschi dopo due guerre mondiali. Ma

ora è il momento che Italia e Spagna dicano: ?siamo

qua anche noi!?. Europa non è solo Parigi,

Berlino e Londra e la Banca dell?Est. Bisogna fare

una Banca del Mediterraneo. L?Europa è anche

il Mediterraneo, la relazione con la Turchia,

la Grecia, guardare a quel che accade nel nord

Africa. Non è solo oriente, ma altre cose più importanti

per noi».

ascual Maragall è presidente del Partit dels si intende Spagna e Italia.

Per noi

«Spagna e Italia devono impugnare questa

bandiera: edificare l?Europa a partire dal sud.

La materia irrisolta è questa. Nessuno lo ha fatto

in Europa e io credo che sia importantissimo.

L?Europa che si muove, quella di Rutelli, Zapatero,

Prodi e di Erdogan, speriamo, deve fare questo

».

Un asse italo-spagnolo del quale c?è da chiedersi

se la dirigenza dei due paesi ne condivida

la necessità.

«Il mondo economico sì», secondo Maragall.

«Enel-Endesa, Autostrade-Albertis, sono un

fatto. Io credo che senza l?asse imprenditoriale

Italia-Spagna, l?asse politico Europa-Mediterraneo

sia più difficile».

Episodi accusati di rispondere a necessità politiche

e non del mercato. Accuse che non scompongono

Maragall.

«A parte le lamentele di alcuni ultraliberisti

c?è un asse tra imprese europee. E c?è un interesse

politico a che funzioni perché la politica

ha bisogno di uno sfondo economico. Che

sia liberale, corretto, rispettando la competizione,

ma la politica deve anche curare degli interessi

strategici. Con molta attenzione, perché

non si deve mai dire che l?economia viene sottomessa

alla politica, che si fanno operazioni che

non sono solide economicamente».

Dall?Europa passiamo alla Catalogna, col

Paese Basco, il motore economico del paese e,

con la Galizia, rappresentanti del problema

spagnolo: il rapporto tra le diverse nazionalità

che compongono la Spagna. Che la costituzione

ha affrontato, ma non risolto, fondando il sistema

delle 17 Autonomie nelle quali è diviso

amministrativamente lo Stato spagnolo. Un

tempo i nazionalismi spagnoli pensavano di trovare

una chiave per superarlo nell?Europa delle

città.

«Io ci credo ancora. Con più Europa c?è più

libertà per i poteri locali e le città di manifestare

la loro libertà. Nello spazio europeo le città

possono manifestare più liberamente la loro

competitività. È come un campionato nel quale

le città militano: con le loro squadre, offrendo

i servizi per attrarre convegni, congressi, fiere,

sedi di aziende. Questa assimilazione della

competizione economica nel mondo

politico e cittadino è positivo».

Dopo 23 anni di dominio del nazionalismo

liberal-democristiano di

Convergecia i Uniò (CiU) nel novembre

2003 la sinistra è andata al

potere, affrontando la riforma dello

statuto, le norme che fondano l?autonomia

e ne stabiliscono le competenze

rispetto allo stato. Un passaggio

nel quale il tripartito (Psc, nazionalisti

repubblicani e rossoverdi),

si è impegnato fino alla crisi politica, esaurendosi

nella difficile elaborazione del nuovo testo

? emendato dal parlamento spagnolo, approvato

per referendum dai cittadini catalani e ora in attesa

di ricorso presso il Tribunale costituzionale

? senza rappresentare quella svolta politica attesa

dagli elettori. Ma Maragall, che lasciò la guida

della Generalitat dopo l?approvazione dello

Statuto, forse pagando la farraginosità del processo,

non condivide questa lettura.

«Da un lato avevamo ottenuto quelle che

sembravano le cose più importanti, il riconoscimento

delle competenze, dall?altro lato avevamo

cambiato il contenuto della politica sociale,

della politica urbana e amministrativa con una

devoluzione interna alla Catalogna molto importante

».

Un processo complesso che non ha risolto

il problema.

«Io credo che commettemmo un errore:

progettare la riforma dello statuto anziché una

riforma della costituzione. La riforma della costituzione

è impossibile? Sì, probabilmente,

ma anche quella dello statuto è stata impossibile,

non è approvato, c?è, è vigente ma in forma

provvisoria, c?è un ricorso al Tribunale costituzionale.

Visto col senno di poi valeva la pena

tanto sforzo? 287 articoli, specificare le competenze

di Catalogna una per una in

ogni campo, l?economia, la giustizia…

No, io credo ora che non sia valsa

la pena. Perché è uno statuto che

ancora non è del tutto stabile: è approvato

in Catalogna, è approvato dal

parlamento spagnolo, è dal Senato,

con molte modifiche, ma anche così

c?è un ricorso e passeranno anni.

Forse sarebbe stato meglio concentrarsi

nel cambiamento dell?articolo

2 della costituzione, che crea la figura

delle Autonomie ma non le specifica. Pertanto

le 17 Comunità autonome spagnole non sono

accolte nella costituzione col loro nome, e i loro

limiti, se vuoi. Quello che si dovrebbe fare è

aggiungere nell?articolo due un articolo che nomini

le 17 Autonomie e dica che tre di esse sono

nazionalità storiche: Catalogna, Euskadi e Galizia

».

Viene tratteggiata una Spagna federale.

«Sì, federale differenziale. Perché in Spagna

ci sono nazionalità diverse. Il federalismo spagnolo,

che ha una tradizione, denominava la

Spagna come una nazione di nazioni. Quindi,

tornando al punto, la Spagna è una nazione di

nazioni, la Costituzione non lo dice, deve dirlo

e deve nominarle. La riforma dello Statuto è stata

una maniera indiretta di risolvere questo errore.

Ma è stato tanto complicato che non ne valeva

la pena.

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