Teatro classico al Grec di Barcellona
Poche sere fa sono stato al teatre Grec de Barcelona. Non è dello spettacolo che parleró ma del teatro stesso. Opera dell’architetto giardiniere Nicolau Rubió i Tudurí è uno dei più raffinati esempi di neoclassico e arte del verde che possiamo vedere nella capitale. Una cavea in pietra scende preceduta da un parterre con padiglioncini e qualche piccolo gioco d’acqua.
Diversamente dai molti padiglioni eclettici che si possono vedere sulla collina di Montjüíc – che oggi assumono un aspetto abbastanza comico – questi giardini e la cavea, che utilizza la stessa cava servita per trarre il materiale per i lavori, mantengono un’eleganza e una dignità che le rende contemporanee.
L’uso del classico – vedi anche le quattro colonne di Puig i Cadafalc poco lontane – si è prestato a troppi equivoci, per questo non gode di “buona stampa”. Non è un linguaggio conservatore, al contrario. Pensiamo solo al Palladio, che trasformó con l’uso di elementi tratti dal passato, l’architettura del suo tempo, avvicinandola all’uso quotidiano.
Le famose ville venete, prima di lui, erano incerti palazzi trapiantati in campagna. I teatri non si facevano certo, prima dell’Olimpico, sul modello greco e romano.
Oggi, invece, dopo secoli, tutti questi progetti vivono ancora nell’uso quotidiano: si va volentieri nel suo teatro vicentino e si vive elegantemente nelle sue ville di campagna, attendendo agli affari agricoli. Non ha fatto case per i contadini, ne’ teatri per il popolo, ma le sue costruzioni restano, al contrario di molti edifici d’avanguardia ormai demoliti o caduti in disuso.
Rubió i Tudurí, erede ed allievo di un grande francese, Jean Claude Nicolas Forestier, non gode dell’interesse e della fama che merita, forse a causa di uno stile austero che peró ancor’oggi permette di godere di serate piacevoli nel verde di Montjüíc a Barcellona. Provare per credere.