Jugar a soldadets
Diu que això era al segle XIX en un regne amb nom de llegenda com el de Samarcanda. Diu que un dels reietons d’aquest regne, en una mena de guerra permanent i fantasmagòrica amb Anglaterra i Rússia, un dia parlava amb l’enviat britànic. I diu que li va preguntar, amb l’orgull esclatant del reietó, si la reina Victòria també tenia, com ell, vint canons. […]
Llegeixo la faula en un article d’Umberto Eco que va publicar L’Espresso el 23 de setembre. És un comentari a propòsit de la lectura de The Great Game, de Peter Hopkirk. A partir de la crònica de les trifulques dels occidentals en terres de l’Àsia durant el període colonial, trifulques d’espies, de setges, de guerres i de guerrilles, Eco constata que la lectura hauria de fer prou profit a alguns: “Bush e Putin dovrebbero leggere il libro di Hopkirk per capire che ci sono zone al mondo dove anche l’esercito più potente non può fare nulla contro le tribù locali.”
Però hi ha dues constatacions més que trobo interessants. Una pot reforçar, mal llegida, els prejudicis que més al fons o més a la superfície amaguem sobre els bàrbars del tercer món: “Le bande irakene che catturano oggi i giornalisti sanno che l’Inghilterra ha più di venti cannoni, ma il tipo di richieste che fanno dimostra che hanno idee molto vaghe di cosa sia l’Europa: possono catturare un giornalista di sinistra per ricattare un governo di destra, non si rendono conto che a minacciare la Francia si può attirare in Irak un paese che ne era restato fuori, hanno mostrato in televisione ostaggi italiani chiedendo che in Italia si facessero manifestazioni per la pace senza sapere che erano già state fatte, catturano due pacifiste mettendo in crisi tutti coloro che premono perché gli occidentali se ne vadano, insomma cercano di determinare le politiche occidentali senza mostrare di avere idee chiare sulle linee di frattura dell’Occidente.”
L’altra ens fa notar en quina mesura no som, si més no culturalment, gaire menys bàrbars a Occident: “E noi? Provate ad andare a chiedere non dico al vostro portinaio ma a un professore d’università (che non sia ovviamente un arabista) quale sia la differenza tra sciiti e sunniti, e vedrete che ne sa meno di quanto sapesse cento anni fa l’emiro di Buchara sulle dimensioni dell’impero britannico. E non chiedetegli dove sia l’Imam scomparso, perché rischiate di sentirvi dire che è meglio contattare ‘Chi l’ha visto?’. In piena globalizzazione esistono ancora saperi così confusi da fare accapponare la pelle.”
Resistir-se a aquesta confusió, superar-la, i vèncer de passada els prejudicis sense alimentar alhora cap mena d’autoodi o complex de culpa. Vet aquí en què hauríem d’invertir energies.